Un po' di storia

Di seguito ripercorriamo le tappe più significative della storia dei vaccini e del loro importante ruolo nella lotta a gravissime malattie.

1796 - Edward Jenner, il padre dei vaccini

La scoperta della vaccinazione, come tecnica per sconfiggere le malattie infettive, si deve a Edward Jenner (1746-1823), che in Inghilterra, alla fine del Settecento, si dedicò alla battaglia contro il vaiolo.

All'epoca la malattia stava avendo in Europa un incremento allarmante: nel 1753 a Parigi morirono di vaiolo 20.000 persone; a Napoli nel 1768 ne morirono 60.000 in poche settimane e ogni anno a causa del virus Variola l'Inghilterra contava 40.000 decessi.

Medico di campagna a Berkeley, nel Gloucestershire, Jenner osservò che i contadini contagiati dal vaiolo bovino (cowpox), una volta superata la malattia, non si ammalavano della sua variante umana (smallpox), di gran lunga più grave.

Nel maggio 1796 Jenner prelevò dalla pustola di una donna ammalata di cowpox del materiale purulento e lo iniettò nel braccio di un ragazzo di 8 anni di nome James Phipps. Dopo alcuni mesi, al ragazzo fu inoculato del pus vaioloso umano, ma, come previsto da Jenner, il virus non attecchì. James fu il primo a diventare immune al vaiolo senza esserne mai stato ammalato.


1799 - Luigi Sacco, l'Italia e la scomparsa del vaiolo

In Italia, fu Luigi Sacco (1769-1836) a diffondere la vaccinazione jenneriana. Medico della Repubblica Cisalpina, nato a Varese, laureato a Pavia e primario dell’Ospedale Maggiore di Milano, alla fine del 1799 vaccinò sé stesso e poi cinque bambini con il pus raccolto da due vacche affette da cow-pox. A distanza di tempo, verificò l’avvenuta immunità sua e dei vaccinati con l’innesto di vaiolo umano.

Nel 1806 Sacco riferì di avere fatto vaccinare o vaccinato personalmente nei soli Dipartimenti del Mincio, dell’Adige, del Basso Po e del Panaro più di 130.000 persone. In breve, i vaccinati del Regno d’Italia giunsero a un milione e mezzo, riducendo drasticamente la mortalità da vaiolo. Il vaccino si diffuse in breve anche nel Regno delle due Sicilie.

A Unità d'Italia avvenuta, la vaccinazione antivaiolosa fu resa obbligatoria per tutti i nuovi nati a partire dal 1888.
L’obbligo è stato abolito in Italia nel 1981, dopo che nel maggio 1979 l’Organizzazione Mondiale della Sanità, OMS, ha decretato eradicato il vaiolo dalla Terra.


1880 - I sieri di Behring contro difterite e tetano

La lotta contro difterite e tetano è tra i grandi progressi ottocenteschi in campo sanitario. I vaccini antidifterico e antitetanico, basati sulla somministrazione della rispettiva tossina inattivata (antitossina), si devono agli studi del tedesco Emil Adolf von Behring (1854-1917) e alle scoperte compiute con il collega giapponese Shibasaburo Kitasato (1853-1931), mentre lavoravano insieme all'Istituto di Igiene di Berlino.

Nel 1880, Behring rese un animale temporaneamente immune dalla difterite e dal tetano iniettandogli siero sanguigno infettato di un altro animale e dimostrò che questa pratica era non solo preventiva, ma anche curativa, se il siero veniva iniettato ai primi sintomi delle malattie. Per avere espresso il concetto di antitossine, Behring è considerato uno dei fondatori dell'immunologia.

Oggi, nonostante l'uso estensivo della vaccinazione, nel mondo la difterite non è ancora debellata completamente ed è endemica nei Paesi di sviluppo. In Italia, però, dove vaccinazione antidifterica è obbligatoria dal 1939, l’ultimo caso risale al 1996.

Quanto al tetano, nel nostro Paese, dove la vaccinazione è obbligatoria dal 1968, il numero di malati è drasticamente diminuito. In media, ne vengono notificati una settantina ogni anno, soprattutto in persone anziane.


1885 - La rabbia di Louis Pasteur

Importanti traguardi, in Europa, si raggiunsero grazie alle ricerche del biologo e chimico francese Louis Pasteur (1822-1895), considerato il padre della microbiologia. Pasteur trovò l'antidoto a diverse infezioni batteriche come l'antrace, nel 1881, e la rabbia, nel 1885.

Assodato che, per ottenere resistenza a una determinata infezione, era necessario inoculare nell'organismo lo stesso batterio della malattia, l'originalità dei vaccini di Pasteur sta nell'utilizzo di batteri "indeboliti" artificialmente in laboratorio. Attenuandone l'aggressività si riduceva la possibilità di un'eventuale risposta violenta da parte dell'organismo. Questa scoperta rivoluzionò lo studio delle malattie infettive.

Nel 1888 Pasteur fondò a Parigi un istituto di ricerca per lo studio e la cura delle malattie infettive e lo diresse fino alla morte. Ancora oggi l’Istituto Pasteur è un polo mondiale della ricerca biologica e offre contributi importanti per la conoscenza e la sconfitta delle vecchie e nuove malattie infettive.


1963 - Una rivoluzione chiamata antipolio

Nella prima metà del Novecento, l'Europa e poi gli Stati Uniti registrarono drammatiche epidemie di poliomielite, una grave malattia virale causata dal poliovirus. Tra gli anni Quaranta e gli anni Cinquanta, essa uccideva o paralizzava più di mezzo milione di persone nel mondo ogni anno. Nella battaglia contro la poliomielite scesero in campo due grandi scienziati americani che, seguendo strade diverse, trovarono entrambi il modo di sconfiggerla. 

Jonas Salk (1914-1995) presentò il suo vaccino antipoliomielite il 12 aprile 1955. Si trattava di un vaccino “inattivato” (IPV), da somministrare con iniezione intramuscolo. Perché restasse a disposizione di tutti, non lo brevettò mai.

Appena due anni dopo, nel 1957, Albert Sabin (1906-1993) ne sviluppò un altro, con caratteristiche diverse: un vaccino “vivo attenuato” (OPV), da somministrare per via orale.

Fu quest'ultimo ad essere utilizzato, a partire dal 1963, per la campagna di vaccinazione su scala mondiale che avrebbe portato a ridurre drasticamente i casi di poliomielite nel mondo e ad eradicare la malattia in Europa.


1971 - Maurice Hilleman e il vaccino che ne contiene tre

Oggi, in Italia, il morbillo sembra un ricordo lontano, come pure sembrano malattie antiche la parotite e la rosolia, ma prima della diffusione dei loro vaccini erano rari i bambini che in età scolare riuscivano a evitarle. Quanto al morbillo, in particolare, si calcola che fino a quando non si è diffusa a livello mondiale la sua vaccinazione, cioè nel 1980, esso abbia ucciso una media di 2 milioni e mezzo di bambini ogni anno. Il primo vaccino per prevenire il morbillo risale al 1963. Vaccini per la parotite e la rosolia furono resi disponibili rispettivamente nel 1967 e nel 1969.

A tutti e tre lavorò il microbiologo americano Maurice Hilleman (1919-2005), a cui si deve anche la loro combinazione e quindi la nascita, nel 1971, del vaccino trivalente morbillo-parotite-rosolia (MPR).

Hilleman e il suo staff svilupparono negli anni anche molti altri importanti vaccini, tra cui quelli contro l'epatite A, l'epatite B, la varicella, la meningite, la polmonite e contro il batterio emofilo dell'influenza.

 

Link

Pediatria On Line / Storia del vaiolo

EpiCentro / Vaiolo

Treccani / Louis Pasteur

Moloecularlab / Maurice Hilleman